
03 Gen L’IMPORTANZA DELLA NEUROPSICOLOGIA: QUANDO RICORRERE AL NEUROPSICOLOGO
La Neuropsicologia è quella disciplina che ha lo scopo di studiare i processi cognitivi e comportamentali, e le alterazioni o deficit, derivanti da danni di varia eziologia, dalle lesioni traumatiche (soggetti cerebrolesi, tumori cerebrali ecc.) alle malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, ecc.). Sebbene questa disciplina in Italia sia in crescita, sono ancora molte le persone che non riescono ancora a inquadrarla bene. In particolare non riescono a capire chi sia questa figura professionale, di cosa si occupa e quando è utile ricorrere alle sue abilità professionali. La ragione di questa mancanza di informazioni è dovuta principalmente al fatto che è ancora mal rappresentata a livello Nazionale. Mentre all’estero ogni sistema ospedaliero è dotato di un servizio di Neuropsicologia, in Italia la stragrande maggioranza degli ospedali ne è sprovvista.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza …
Facciamo l’esempio di una persona che subisce un trauma fisico (una caduta, un incidente automobilistico, ecc.) e riporti un trauma ad esempio alle articolazioni del braccio o ad una gamba. La sua riabilitazione consisterà dunque in sedute di fisioterapia per riacquistare la funzionalità dell’arto.
Facciamo ora l’esempio che questa ipotetica persona oltre che un trauma ad una gamba riporti anche un trauma cranico e, dopo l’incidente, spesso ha dei vuoti di memoria che prima non aveva. Cosa succederà quindi? Molto probabilmente la persona andrà da un fisioterapista e riacquisterà la piena funzionalità della gamba, ma per i vuoti di memoria? È probabile che non farà nulla e che col passare del tempo vada incontro ad un peggioramento della sua condizione. Perché questo? Perché non sapeva che ci sono terapie cognitive specifiche volte a riacquistare la memoria perduta in casi come il suo … e quasi certamente nessuna delle persone a lui vicino sapeva dell’esistenza di queste terapie. Molte volte accade che anche i medici di famiglia siano ignari dell’esistenza di una disciplina che si occupa di questi casi (personalmente mi è capitato che molti medici in ospedale confondessero la Neuropsicologia con la Psichiatria, ed altri che non sapessero in cosa consisteva). Se anche dei medici che lavorano in un ospedale non sanno che cosa sia la Neuropsicologia come aspettarsi che lo facciano i loro pazienti?
Facciamo ora l’ipotesi di una persona che accusi dei vuoti di memoria sempre più frequenti, spesso non ricorda i nomi dei suoi famigliari, oppure non gli vengono in mente nomi di oggetti che usa quotidianamente, o ancora non ricorda una strada che è solito fare, non riesce a focalizzare la sua attenzione in compiti familiari (anche seguire la trama di un film risulta difficile) ecc. Che cosa succede a questo punto? Molto probabilmente ne parlerà col suo medico curante, che a sua volta gli prescriverà degli esami più approfonditi, ad esempio una risonanza magnetica, o una visita neurologica. E qui arriva il bello: a meno che questi sintomi non siano legati ad una qualche forma di demenza la risonanza magnetica, così come i risultati di tutti gli esami medici danno esito negativo, ovvero non segnalano nulla di anomalo. La persona quindi accetterà la sua condizione e andrà avanti con la sua vita. Inutile dire che questi sintomi sono soggetti ad un lento progredire …
Ma se non aveva niente allora da cosa dipendeva? La risposta è “invecchiamento precoce”: una diminuzione delle funzionalità cerebrali, in particolare cognitive, solitamente legate al fattore età, ma che in alcuni casi possono cominciare anche a partire dai 45 anni. Anche in questo caso interviene la Neuropsicologia tramite terapie cognitive volte a rallentare di molto questo invecchiamento della mente; come? Con una serie di stimolazioni tramite software specifici ma anche con semplici esercizi “carta e penna” che stimolano appunto le aree cognitive maggiormente a rischio, in modo da tenerle “allenate e pimpanti”. Esattamente come facciamo per i muscoli quando andiamo in palestra.
Prima ho accennato alla demenza. Anche in casi di demenza come Malattia di Alzheimer, Demenza fronto-temporale, Vascolare ecc. la Neuropsicologia risulta di enorme aiuto proprio con la stimolazione cognitiva. Quando si ha a che fare con la demenza occorre tenere bene a mente che stiamo parlando di malattie neuro degenerative, ovvero che non è possibile una guarigione, ma la Neuropsicologia interviene oltre che per la diagnosi delle stesse anche con la stimolazione cognitiva volta a rallentare il decorso della malattia (unitamente alla terapia farmacologica); in modo da rappresentare un valido aiuto non solo per il malato, ma anche per la famiglia e per coloro che si occupano di lui.
È auspicabile dunque che questa disciplina sia maggiormente presa in considerazione (e la cosa sta lentamente accadendo, anche in Italia) e sperare in un futuro più promettente, anche tenendo ben presente l’aumento dell’età media e il numero di persone ricoverate in Centri per anziani e strutture RSA.