Ipnosi, rilassamento e meditazione: in cosa differiscono e in cosa si somigliano

Molto spesso mi sento rivolgere questa domanda. L’ipnosi, infatti, soprattutto negli ultimi tempi, ha suscitato, e continua a farlo, un notevole interesse nel pubblico, anche per la sua estrema versatilità nell’affrontare problematiche di diversa natura. Mi piacerebbe quindi rispondere in questa sede e proverò a farlo nel migliore dei modi.

Sia l’ipnosi che la meditazione definiscono un insieme di tecniche volte al raggiungimento di uno specifico focus attenzionale e uno specifico stato di coscienza. Entrambe presuppongono uno stato di rilassamento muscolare e psicologico ed entrambe necessitano di una forte attenzione su un’idea o una rappresentazione mentale. In entrambe inoltre si possono coinvolgere tutti e cinque i sensi, da quelli di distanza come la vista e l’udito, a quelli di contatto, come il tatto o il gusto. Ed ancora, in entrambe vi è un rallentamento delle funzioni fisiologiche di base, come respiro e battito cardiaco.  Allora dov’è la differenza? Andiamo con ordine …

La moderna Ipnosi utilizzata in psicoterapia trae origine dal lavoro dello psichiatra e psicoterapeuta americano Milton Erickson (viene definita appunto Ipnosi Ericksoniana). L’ipnoterapeuta mantiene uno stato attivo e focalizza l’attenzione del paziente su un’idea, una rappresentazione della mente, un’esperienza interna, di fatto instaurando nel paziente uno stato di “monodeismo” (attenzione su una ed una sola idea). Nel farlo si serve di asserzioni direttamente verificabili, da parte del paziente, di tipo percettivo (sensazioni e percezioni di freddo o di caldo, silenzio o particolari rumori di sottofondo, la cadenza della voce del terapeuta, e così via). Il risultato è il raggiungimento di uno stato di tranceipnotica da parte del paziente. Vi è poi un altro tipo di ipnosi clinica, solitamente utilizzata in campi ben definiti (ad esempio, l’odontoiatria) dove vengono utilizzate tecniche volte a sviluppare la trancein tempi molto rapidi basate sul principio definito di “shock e sorpresa”.

Ciò che la differenzia da pratiche meditative è essenzialmente lo scopo:

La meditazione sottende un insieme di tecniche volte al raggiungimento della consapevolezza. Può essere praticata per scopi filosofici, religiosi o semplicemente per il miglioramento delle condizioni psicofisiche. Solitamente essa è praticata come stile di vita.

Il rilassamento, necessario sia in ipnosi che nella meditazione è semplicemente un mezzo per ottenere un affievolimento dell’attenzione e dei sensi. Di certo ipnosi e rilassamento sono due cose estremamente differenti in quanto il rilassamento è uno stato di decontrazione muscolare più o meno prolungata seguita da stati psicologici di serenità. L’ipnosi è uno stato modificato di coscienza in cui possono verificarsi esperienze complesse (regressione d’età, distorsioni temporali, analgesia, anestesia ecc.). È indubbio che anche un semplice stato di rilassamento sia terapeutico; i benefici si riscontrano nei disturbi d’ansia e depressivi, così come nel trattamento dell’ipertensione arteriosa.

Alla luce di queste piccole considerazioni è già possibile rendersi conto di come l’ipnosi sia di gran lunga un qualcosa di differente dalla meditazione e dal semplice rilassamento. L’ipnosi, al contrario della meditazione, è un processo assai breve, specificatamente mirato alla soluzione di un problema distinto e specifico (riduzione dell’ansia, psoriasi, trattamento del dolore oncologico o legato alle doglie pre-parto, uno specifico momento della vita in cui bisogna prendere una particolare decisione, ecc.); un problema concreto e invalidante che, chi si rivolge all’ipnoterapeuta, vuole risolvere in tempi brevi. Un profano o una persona che non ha mai sentito parlare dell’ipnosi a questo punto potrebbe porsi la domanda: ma funziona davvero?

La risposta è sì, funziona.Vi sono moltissimi studi in letteratura che dimostrano come l’ipnosi è applicata in svariati campi con esiti notevoli: trattamento del dolore legato al parto (Regaldo 1999; Mosconi 1987; Williamson 2015); nel dolore legato al cancro (Elkins et all.2017; Kravits 2013), l’ansia (Golden 2012; Holdevici e Craciun 2013), problemi dermatologici (Shenefelt 2000) e molti altri ancora. All’interno della psicoterapia Ericksoniana l’ipnosi viene utilizzata e inserita all’interno di un processo terapeutico volto alla risoluzione del sintomo in uno sviluppo terapeutico che vede il paziente protagonista e artefice del successo della terapia.

Un’altra domanda che è logico porsi a questo punto potrebbe essere: quando è consigliabile tentare di risolvere un problema solo tramite il rilassamento e la meditazione e quando ricorrere all’aiuto di un ipnoterapeuta?La risposta risiede nella complessità del fenomeno da trattare. Personalmente posso dire che se il disturbo non è invalidante, ovvero non lede il normale svolgimento delle attività quotidiane e della routinedella persona, allora è possibile tentare con la meditazione ed esercizi di training autogeno (è possibile ricorrere all’ipnosi anche in un secondo momento, qualora non si tragga beneficio da questi esercizi). Qualora il disturbo sia invalidante è bene ricorrere direttamente all’aiuto di un professionista esperto in ipnosi e che abbia una certificazione all’utilizzo  dell’ipnoterapia, e non sia improvvisato o autodidatta. In quanto implica una ristrutturazione completa delle esperienze della persona, gli effetti dell’ipnosi si sono dimostrati essere di gran lunga più duraturi nel tempo e di maggior impatto.

L’ipnosi, infine,  potrebbe divenire un mezzo per avvicinare le persone alla pratica di esercizi meditativi volti al miglioramento delle condizioni psicofisiche in generale.

 

Bibliografia di riferimento:

Elkins G, Fisher W, Sliwinsky J. (2017).Clinical hypnosis for the palliative care of cancer patients. Oncology (Williston Park). 2012;26(8 suppl nurse ed):26-30. http://www.cancernetwork.com/oncology-nursing/clinical-hypnosis-palliative-care-cancer-patient.

Giuseppe Regaldo (1999). Applicazioni dell’ipnosi al travaglio di parto umanizzato. Rassegna di Psicoterapie, ipnosi, medicina psicosomatica, psicologia forense, 4; 1:61 – 79.

Golden, W. L. (2012). Cognitive hypnotherapy for anxiety disorders. American Journal Of Clinical Hypnosis, 54(4), 263-274.

Kravits, K. (2013). Hypnosis: Adjunct Therapy for Cancer Pain Management. Journal of the Advanced Practitioner in Oncology, 4(2), 83–88.

Holdevici I. e Craciun B. (2013).Hypnosis in the Treatment of Patients with Anxiety Disorders. Social and Behavioral science, 78, 471-475.

Mosconi Gianpietro (1987). Training Ipnotico – Istruzioni per l’uso nella preparazione al parto. Padova, Piccin.

Shenefelt (2000). Hypnosis in dermatology. Dermatology, 136, 393-399.

Williamson M. (2015). Self-hypnosis for intrapartum pain management in pregnant nulliparous women: a randomised controlled trial of clinical effectiveness. Bjog, 122(9), 1226–1234.